Parrocchia
Santi Vito Modesto e Crescenzia in Fornesighe
Chiesa dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia Martiri
Secolo XVI
Storia
Anche se l’epoca di fondazione va individuata in un periodo precedente, le prime fonti documentarie che attestano l’esistenza della chiesa risalgono al 1570.
Dalle relazioni delle Visite Pastorali effettuate nel primo trentennio del XVII secolo si evince che il tempio, di dimensioni contenute, aveva pavimento in lastre lapidee, soffitto in laterizio e manto di copertura in scandole lignee. Il manufatto era dotato di un unico altare ligneo consacrato, al cui interno era presente una pala raffigurante la Vergine in trono tra i santi Vito e Sebastiano.
Il giovane martire a cui la chiesa è intitolata era in passato invocato contro il morso delle bestie velenose o idrofobe e la còrea.
Intorno al 1660 vennero elevati gli altari minori dedicati ai santi Rocco e Liberale e a santa Crescenzia.
Dopo un periodo di precaria manutenzione – gli Ordini di Visita imposero puntuali interventi conservativi, pena la sospensione dal culto – il manufatto fu completamente ristrutturato.
I lavori, che si protrassero per gradi dal 1727 al 1761, contemplarono l’ampliamento del fabbricato e la costruzione della sacrestia.
A quest’epoca risale la realizzazione dello scenografico altare maggiore ad opera dello scultore zoldano Giovanni Paolo Gamba Zampol (Bragarezza 1723- Susegana? 1802).
Da allora i regolieri, gelosi del loro luogo di culto, sovvennero costantemente alle necessità del tempio, provvedendo alla sua manutenzione.
Nel 1961 la chiesa di san Vito venne eletta a parrocchia, staccandosi dalla matrice di san Floriano.
Architettura e Arte
Nel 1928 l’edificio sacro fu oggetto di un attento intervento di restauro.
A navata unica, presenta copertura con volte a crociera sostenute da robuste lesene.
Nel presbiterio troneggia il monumentale altare ligneo, di gusto rococò, intagliato, dipinto e dorato dal valente scultore di Bragarezza.
Nell’ancona dal rigoglioso apparato decorativo è contenuta l’antica pala della Madonna tra i santi titolari, da molti attribuita a Francesco Frigimelica “il Vecchio”.
L’alzata dell’altare minore intitolato alla Madonna di Lourdes – già di santa Crescenzia – fu realizzata intorno al 1662 in seno alla feconda scuola di Giovanni Auregne.
La struttura, dorata e policromata, è costituita da due colonne, decorate da una spirale di elementi fitomorfi, poste a sostegno di un timpano spezzato su cui campeggiano le figure di due angeli e di san Michele.
Ai lati del dossale ligneo si elevano i simulacri dei taumaturghi Vito e Sebastiano; nella nicchia dalle pregevoli cornici è ospitata la statua mariana.
Di fronte all’altare della Vergine di Lourdes si eleva un’analoga ancona, del tipo “a portale”, sul cui fastigio trova posto la figura di san Giovanni Nepomuceno tra due angeli coricati.
L’usuale pala dipinta è sostituita da una nicchia in cui alloggiano le sculture della Vergine con il Bambino e dei santi Rocco e Liberale.
Vicino al gonfalone esposto sulla parete dell’aula è appeso un pregevolissimo Crocifisso di autore anonimo settecentesco, la cui elevata carica di pathos rimanda agli schemi tipici di Andrea Brustolon.
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