Parrocchia
di Santa Caterina in Dont
Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria
Secolo XVI
Storia
Anche se la tradizione vuole che il tempio primitivo sia anteriore al 1450, le prime fonti documentarie che ne attestano l’esistenza risalgono al 1539.
In tale anno, infatti venne registrata una vertenza tra i regolieri di Dont e il pievano Giovanni Battista Bardellino relativa alla celebrazione della messa settimanale e all’entità del compenso da corrispondere all’officiante.
Dalle relazioni delle Visite Pastorali dei secoli XVI e XVII si evince che la chiesa, con abside a oriente, era dotata di sacrestia e di campanile, poi sostituito nel 1780 con una torre di maggiori dimensioni.
Nelle sue immediate pertinenze si estendeva il camposanto e si ergeva un piccolo oratorio il cui altare era completato da una pala raffigurante i santi Caterina e Giacomo.
Da un documento curiale del 1708 risulta che le pareti dell’aula erano affrescate con immagini di sante.
Nel 1729, valutato l’incremento della popolazione locale, il deputato Pietro Antonio Lazzaris chiese ed ottenne, per conto dei regolieri, il permesso di ampliare il fabbricato, presentando al contempo un disegno che ebbe l’approvazione del vescovo Valerio Rota.
I lavori si protrassero fino al 1735, anno in cui venne intagliato il rivestimento ligneo del coro ad opera di Nicolò Barbon. Nello stesso periodo sull’arpese dell’arcata trionfale fu esposto il gruppo in legno policromo del Crocifisso tra la Madonna Addolorata e san Giovanni evangelista.
Agli inizi del XIX secolo la chiesa di Santa Caterina divenne sede di mansioneria, per essere poi elevata a parrocchia nel 1898.
Architettura e Arte
Il manufatto assunse la configurazione attuale nel XX secolo, quando, in momenti differenti, furono realizzate le vetrate istoriate del coro, gli affreschi del presbiterio, la sistemazione della zona presbiteriale con lo spostamento dell’altare.
L’edificio, a navata unica, presenta copertura con volte a crociera, caratterizzate da marcati costoloni; le pareti del presbiterio poligonale e le vele del soffitto sono affrescate con le figure degli Evangelisti, della Vergine in trono e dei santi titolari del tempio.
L’ancona “a portale” dell’altare maggiore incornicia una preziosa nicchia contenente la statua della Madonna del Rosario, o della Salute, con in braccio il Bambino.
L’opera, in legno dorato, fu commissionata nel 1836 dagli abitanti di Dont a Giovanni Battista Panciera Besarel, padre di Valentino, per impetrare l’intercessione della Vergine contro la devastante epidemia di colera che imperversava nella vallata in quel periodo.
Ai lati del coro si aprono due cappelle, l’una contenente l’altare minore, dedicato alla Passione, l’altra il monumento ad Andrea Brustolon, opera realizzata tra il 1877 e il 1878 da Valentino Panciera Besarel.
Nel 1876 venne costituito un comitato “col nobile pensiero di erigere un monumento per onorare la memoria dell’immortale Andrea Brustolon, la cui famiglia ha origini in Zoldo”.
Lo scultore di Astragal rispose all’invito della commissione proponendo quattro schizzi a matita relativi ad altrettante soluzioni progettuali, due da eseguire in legno, due in marmo di Carrara.
L’opera, conservata nello studio dell’artista fino all’inaugurazione del 1885, raffigura un’immagine ideale del Brustolon attorniata dalle simboliche figure angeliche della Fama, dell’Arte e della Morte.
Nella cornice ovale sono incisi i nomi di altri rinomati scultori della provincia di Belluno.
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